Trento, febbraio 2023 – Un paese contraddistinto da un fascino quasi iconico, ancora ampiamente sconosciuto ai visitatori occidentali e, per questo, autentico e sincero. Dal deserto roccioso del Gobi, alle montagne del centro fino ai grandi laghi del nord, la Mongolia costituisce un microcosmo di paesaggi e climi diversi di cui l’occhio e il cuore non si stancano mai. Più che vista, la Mongolia va esplorata metro per metro, paesaggio per paesaggio, con un’attenzione particolare verso i suoi abitanti, soprattutto al di fuori delle città. Il cuore del paese è infatti ampiamente abitato da nomadi con usi e tradizioni che restano in vita, a dispetto di tutto. Viaggia con Carlo, operatore specializzato in outdoor e viaggi di avventura, ha ideato una spedizione attraverso la Mongolia in veicoli UAZ 4×4 e dormendo in vere tende Ger, conosciute anche come iurta e, alternativamente, nel campo tendato mobile. Si parte e si arriva ad Ulan Bator, la capitale, dopo un viaggio tra gole profondissime, crateri spenti, canyon e cascate. L’elemento fondamentale del viaggio è sicuramente l’incontro e la condivisione con la cultura locale, sia tramite la conoscenza diretta degli abitanti di queste terre che con la visita a luoghi simbolo come il monastero Ongiin Khid e la capitale di Gengis Khan, Kharokin. Ci sarà anche spazio per una giornata al galoppo sulle rive del Khuvsgul, il lago più grande del Paese. Perché scegliere “Mongolia, la terra dei nomadi” (partenza unica dal 31/07/2023 al 20/08/2023) •Il deserto del Gobi è una meta che da secoli affascina viaggiatori da tutto il mondo. Il primo e più famoso a raccontarci questa terra straordinaria è stato Marco Polo, che quasi 750 anni fa la attraversò diretto in Cina, sulla Via della Seta. I paesaggi del Gobi sono continuamente ritrasformati e plasmati dai fenomeni atmosferici, che ci mostrano quanto la natura sia in grado di fare e disfare le forme della materia, proprio come uno sculture astratto. Montagne, dune di sabbia, steppe desertiche: il paesaggio del Gobi non smette mai di sorprendere. È il caso dello stupa bianco, il Canyon Tsagaan Suvarga, o del Bayanzag, una gola contraddistinta da un colore arancione intenso e che le è valso il soprannome di flaming cliffs: sotto i raggi del tramonto il Bayanzag pare davvero incendiarsi, in un silenzio surreale. •Un’autentica esperienza da nomadi. Questo viaggio permette non solo di conoscere da vicino le popolazioni nomadi della Mongolia, ma anche di sperimentare in prima persona questo modo di vivere. Da secoli, infatti, da queste parti si vive nel rispetto della natura e del ciclo naturale della vita, spostandosi attraverso il paese secondo le esigenze degli animali. Non è raro, infatti, imbattersi in mandrie di cavalli galoppano in libertà tra le praterie della Mongolia centrale, oppure cammelli che attraversano le dune del Gobi Gurvan Saikhan National Park. •Le tende Ger, che diventeranno la vostra casa nel corso del viaggio. Queste dimore leggere, rotonde, montate sotto cieli stellati lontanissimi da qualsiasi fonte di inquinamento luminoso, sono dei veri e propri luoghi di condivisione, dove ogni spazio ha un significato importante e nulla è lasciato al caso. Alcune di queste, in prossimità del lago Khuvsgul, sono anche fornite di camino, creando un’atmosfera più che mai accogliente che saprà farvi sentire a casa. |